Gravidanza a termine…ma quando nasce? Risponde l'Ostetrica Angelica Nucera
Dopo nove mesi di attesa, trascorsi ad immaginare come sarà la creatura portata in grembo, che è cresciuta e si è fatta tanto attendere e desiderare, la domanda che risuona nella mente di mamme e papà, a termine di gravidanza, è: ma quando nascerà? La gravidanza dura generalmente nove mesi o 280 giorni (40 settimane) circa. Si considera a termine tra le 37 e le 42 settimane. In questo lasso di tempo, ogni momento potrebbe essere quello buono per l’avvio del travaglio. Di solito, la nascita avviene attorno alla quarantesima settimana, ma è un dato molto variabile.
Come si calcola l’età gestazionale?
Per convenzione, l’inizio della gravidanza viene considerato dal primo giorno dell’ultima mestruazione: il concepimento effettivo avverrà all’incirca due settimane dopo questa data, che viene stabilita poiché è difficile avere la certezza esatta del momento del concepimento, cosa invece possibile se consideriamo il primo giorno di mestruazioni che è certo. Dall’ultima mestruazione, si conteggiano poi le settimane di gravidanza. Quando le mamme ed i papà parlano coi professionisti sanitari, sentono spesso calcolare l’epoca gestazionale in settimane e non in mesi, come siamo soliti dire nel linguaggio comune, quindi troveranno scritto sui referti, ad esempio, “24 + 5”, dove 24 sono le settimane e 5 i giorni: significa che siamo appena entrati nel settimo mese. La data presunta del parto è quella che corrisponde al compimento della 40esima settimana (40 + 0).Cosa succede a termine di gravidanza? Perché si avvia il travaglio?
Quando il bimbo ha completato la sua crescita, ha perfezionato il funzionamento e la morfologia dei suoi organi ed apparati, quando il suo sistema respiratorio è autonomo per poter affrontare la respirazione, il suo sistema neuroendocrino innesca una serie di processi ormonali che inviano segnali al corpo materno, a quello fetale e all’utero per cui si innesca il travaglio. Questo momento è molto particolare e variabile a seconda della diade mamma-bambino (non li consideriamo mai scissi l’uno dall’altro ma come unità): ci sono travagli che partono prima rispetto alla famosa data presunta, altri che invece si fanno attendere. Si dice “presunta” proprio perché è una data indicativa, basata sul calcolo delle settimane e non sulle effettive condizioni della diade, che sono influenzate da tanti fattori. Il sistema nervoso e quello endocrino del bambino inviano segnali biochimici al corpo della madre, attraverso la circolazione placentare, che gli fanno capire che è pronto per nascere: esso risponde mettendo in atto i meccanismi ormonali che preparano il collo dell’utero alla dilatazione e all’avvio delle contrazioni. A volte questo momento può manifestarsi con contrazioni irregolari e di varia intensità e durata oppure può esserci la perdita del cosiddetto tappo mucoso, un vero e proprio tappo di muco che chiude l’orifizio uterino e protegge l’ambiente in cui si trova il bambino. Alcune mamme possono avvertire variazioni nelle normali funzioni biologiche (evacuazione, sonno, appetito) oppure percepire dei cambiamenti a livello energetico e di umore. Il travaglio può partire senza particolari avvisaglie oppure sopraggiungere dopo tutta questa serie di segnali. Generalmente, le membrane che contengono il feto e il liquido amniotico in cui è immerso si rompono a travaglio iniziato, anche in fase avanzata, oppure possono rompersi prima che questo si avvii, precedendolo di qualche ora.Ma il tempo “scade”? Che cosa significa? Quando arriva il momento di indurre il parto se non si è verificato spontaneamente?
Non esiste la data di scadenza per una gravidanza! Siamo esseri umani e non latticini al banco frigo. Esiste una finestra temporale, come abbiamo detto, in cui la gravidanza è considerata a termine ed esistono delle indicazioni particolari secondo le quali è bene tenere sotto controllo più approfonditamente mamma e bambino se si va avanti col tempo. Bisogna sempre partire dalla salute e dal benessere della diade, ancor prima di guardare il calendario e fare calcoli matematici e statistici. Si definisce “gravidanza protratta” quella che va oltre le 42 settimane e riguarda il 5-10% delle gravidanze totali. Sono state individuate delle situazioni di aumento del rischio oltre le 41 settimane ma il prolungamento non viene considerato come fattore di rischio a sé stante. A tutte le donne con gravidanza non complicata deve essere offerta l’opportunità di partorire spontaneamente e, secondo le attuali linee guida italiane del Ministero della Salute, va proposta l’induzione dalla 41esima settimana in poi, tenendo sempre conto delle condizioni di salute materno-fetali basate su controlli ed esami come la cardiotocografia (i cosiddetti monitoraggi) e la valutazione del liquido amniotico (AFI), che vengono programmati dalla struttura solitamente al compimento della 40esima settimana, su base delle singole situazioni. Qualora si ritenga necessaria un’induzione, il personale sanitario valuterà la modalità più adeguata.Come posso vivere serenamente questo momento di grande attesa?
È assolutamente normale sentirsi emozionate, ansiose, agitate e impazienti quando il momento fatidico si avvicina! Abbiamo trascorso nove mesi ad immaginare come sarà il nostro bambino, a chi somiglierà, di che colore avrà occhi e capelli, quale sarà il suo carattere, cosa amerà e cosa no, insomma…a chiederci chi sarà! Durante la gravidanza abbiamo già imparato a conoscerlo, a capire i suoi bisogni e le sue richieste, ad adattarci sulla base di queste e ad interagire assieme a lui: la nascita rappresenterà un’evoluzione di qualcosa che già esiste, un rapporto tra madre e figlio che è tale dal primo momento e che non ha un momento standard in cui deve iniziare ma è intimo e profondo per ogni donna e per la sua creatura. Con la nascita lo vivremo in modo nuovo, sarà un momento di cambiamento, evoluzione e crescita e sarà così anche per i papà, che hanno sviluppato il loro contatto col bambino attraverso il corpo della mamma. Il termine di gravidanza è un momento da vivere con gioia e serenità, nell’attesa, nel fremito ma senza lasciarsene ossessionare. Anche chi ci sta attorno va rassicurato ed invitato a non caricare di ansia e aspettative i genitori: spesso il disagio più riferito dalle coppie prima del parto è proprio quello della pressione esterna di chi chiede in continuazione se il bambino è nato e questo non fa altro che aumentare le ansie! È bene ricordare e ricordarsi che, quando opportunamente seguiti da personale competente e qualificato, non c’è alcuna fretta perché il parto avvenga entro e non oltre la data presunta, che ognuno di noi è a sé, che i bambini sanno quando nascere e le loro mamme come favorire questo processo. [caption id="attachment_6396" align="alignleft" width="250"]
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