La fondamentale relazione mamma-bambino…e i papà che fine fanno?

papà-con-bambinoNonostante culturalmente e storicamente sia stata poco considerata, la funzione paterna è estremamente importante nell’equilibrio psicologico della famiglia, poiché è un elemento di contenimento del rapporto mamma-bimbo ma funge anche da filtro tra i due elementi. Confusi, disorientati e impacciati, gli uomini non hanno l’istinto che guida le donne dalla nascita e vanno a loro volta coinvolti. Fin dall’inizio della gravidanza per molti di loro quello che sta succedendo è un evento a dir poco “nebuloso” e fuori dalla loro capacità di comprensione. Noi donne siamo in grado di ascoltare il nostro corpo e di percepirne i cambiamenti fin dalle primissime fasi della gravidanza, gli uomini devono un po’ lavorare di fantasia o per sentito dire e non hanno aiuti fisici per rendersi davvero conto dell’evoluzione che sono chiamati a fare. Per un papà, i cambiamenti sono visibili solo nel momento in cui la pancia inizia ad ingrandirsi, soltanto quando riesce a sentire i primi calcetti ma attenzione, non è mancanza di sensibilità (tendenzialmente!) quanto piuttosto una fisiologica e naturale incapacità a comprendere. A questo proposito il coinvolgimento da parte della donna è di fondamentale importanza, siamo noi a doverli condurre in questo misterioso, a volte pauroso, ma altrettanto fantastico mondo della gravidanza. Tutto l’iter clinico (ecografie, esami di routine, visite varie…), quello emozionale (ansie, paure, attese, sogni, speranze…), quello pratico (come sistemare casa?dove dorme?la valigia per l’ospedale?), vanno condivisi e vissuti insieme parlandone e sentendo quello che ruota intorno alla coppia, dalle sensazioni grandi a quelle più frivole (scelta del nome, del corredino, dei primi giochini…). Prendiamoci dei momenti solo per noi, anche fossero dieci minuti al giorno di silenzio e di intimità solo ed esclusivamente per condividere parlando con il nostro compagno. Potremo scoprire, con nostra grande sensazione di sollievo, che il papà sarà non solo compagno di viaggio ma anche un punto di riferimento fondamentale quando, ad esempio, gli ormoni potrebbero farla un po’ da padroni e le paure rischierebbero di prendere il sopravvento. Allo stesso modo stimoleremo così una crescita congiunta della coppia e riusciremo a mantenere lo stesso passo nell’evoluzione della famiglia, elemento questo di fondamentale importanza nel momento in cui la meraviglia di una nuova vita vi sorprenderà con tutta la sua bellezza, la sua fatica e la sua forza a dir poco travolgente. Buona nuova vita a tutti! Dott.ssa Benedetta Romagnoli psicologa e psicoterapeuta E-mail: benedetta.80@virgilio.it Cell: 3398371406 Riceve presso gliAmbulatori in via d’Ancona 50 e in via Adriatica 50 ad Osimo facebook: Benedetta Romagnoli]]>

7 commenti
  1. Paola Petrucci
    Paola Petrucci dice:

    cara Alice,
    se vuoi ho mille esempi da raccontarti su questo aspetto.
    Tutta esperienza personale….

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    • Paola Petrucci
      Paola Petrucci dice:

      Condivido la riflessione ma vorrei integrarla.
      Nel caso dell’adozione tutto funziona diversamente, i futuri genitori sono “alla pari” senza segnali fisici o biologici e devono gradualmente avvicinarsi all’evento senza, tra l’altro, sapere quando avverrà.
      Doppia difficoltà e tempi incerti che possono portare a viaggiare su binari diversi: da una parte una fantasia che elabora – anche troppo – quello che sarà, dall’altra la paura e il senso d’ineguatezza che può crescere pericolosamente.
      Per questo, nelle coppie che scelgono il percorso dell’adozione, il contatto, la sintonia e i momenti privilegiati di ascolto sono fondamentali per arrivare insieme al traguardo e riuscire a sostenersi vicendevolmente.
      Tra l’altro i figli adottati hanno un bisogno della figura paterna maggiore rispetto ai figli biologici perché spesso sono cresciuti – fino al momento dell’adozione – in ambienti prevalentemente o esclusivamente femminili. Nelle strutture di accoglienza sono poche, e a volte inesistenti, le figure maschili e il padre adottivo spesso è la prima figura maschile di riferimento per il bambino.
      In futuro, poi, in età adolescenziale la “demolizione” della madre sarà ancora più violenta perché si risveglieranno paure e rancori legati all’abbandono e proprio l’abbandono della madre è il più difficile da accettare.

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      • Benedetta
        Benedetta dice:

        Grazie Paola, una riflessione molto interessante…effettivamente l’adozione pone in luce molti altri aspetti fondamentali che nella nascita biologica sono chiaramente diversi, magari un’idea da trattare in un prossimo articolo, grazie mille!!

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      • Paola Petrucci
        Paola Petrucci dice:

        cara Alice,
        se vuoi ho mille esempi da raccontarti su questo aspetto.
        Tutta esperienza personale….

        Rispondi
    • giordana
      giordana dice:

      Non dimentichiamoci, che socialmente, dovremo attendere gli anni settanta perché nasca il movimento femminista e la proposta dell’uomo allevante. Durante quel periodo le donne lottarono per offrire agli uomini gli aspetti emozionanti dell’essere padre, chiedendo, per esempio, che fossero ammessi nella sala parto ad assistere alla nascita del figlio, per iniziare fin dal primo istante di vita un rapporto fisico intimo con il figlio.Solo verso la fine degli anni Ottanta assisteremo ad una formazione di nuovi padri che non ricopriranno più il solo ruolo di chi comanda e istruisce ma anche di chi dà affetto e consola in una ricchezza di situazioni impensabili quando si rispettano ruolo rigidi. Ma a tutt’oggi quei pochi padri, che ritenendo prioritaria rispetto alla carriera e al denaro la scelta di occuparsi del bambino, cercano un lavoro meno impegnativo (e anche meno remunerativo) fanno ancora notizia e vengono guardati un po’ come eroi un po’ come folli. Quindi considerato che noi mamme ci occupiamo dei figli da sempre e che i papà hanno iniziato a occuparsene da trent’anni circa, sono pienamente d’accordo con la Dott.ssa Romagnoli, che dobbiamo noi mamme coinvolgerli, e poggiarci su di loro, per condividere momenti irripetibili e scaricare ansie e nervosismi, ma che dobbiamo anche concedergli l’opportunità di sbagliare, e se mettono un pannolino al contrario o giocano subito dopo mangiato e il bimbo rigurgita tutto, non facciamone una tragedia, ma ridiamoci su…stanno imparando ad essere padri a loro modo…che non è mai uguale al nostro. Anzi apprezziamo la loro diversità, la loro tranquillità, il loro essere magari un pò spartani e facciamolo un pò nostro. E’ in una famiglia in cui si sorride nelle difficoltà e si gioca che i bambini crescono felici.
      Dott.Giordana Camerata

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      • Benedetta
        Benedetta dice:

        L’impostazione nella “modalità sorriso” è quella che propongo nelle terapie familiari, convinta da sempre che l’atteggiamento positivo sia già una prima risoluzione ai nostri problemi…allo stesso modo ritengo che la responsabilizzazione (tipo capire che vola vola dopo pranzo non fa stare bene il bimbo!) e la conoscenza di quello che bisogna fare sia una tappa da conquistare, anche per quei papà un pochino più maldestri!!quello che farà la differenza sarà il nostro modo di reagire, di comunicare serenamente e sempre con rispetto del nostro compagno!

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